Reazioni avverse per mascherina covid

Dermatite allergica da mascherina: da quali sostanze è causata e come curarla

Ormai da un anno ci siamo abituati ad utilizzare presidi di protezione per contenere il virus Sars-Cov-2 nelle varie fasi della giornata. Tra i presidi di protezione che possono indurre reazione allergica al volto o alle mani vi sono le mascherine, i guanti, i prodotti igienizzanti.

Ed ecco che ritornano le dermatite da contatto da nichel, cobalto cloruro, potassio bicromato, lattice e tanti altre sostanze.

In particolare, le dermatiti da contatto determinate dall’uso della mascherina possono essere dovute ad alcune molecole contenute nell’elastico o nella parte adesiva della stessa: i responsabili possono essere, dunque, tiuram, carbamix, Kathon, fenilisopropil-p-fenilendiamina, dibromocianobutano. Il nasello della mascherina, che serve per modellare la mascherina sul naso, accoglie fili metallici contenenti nichel, cobalto e cromo responsabili della sensibilizzazione cutanea. Allo stesso modo possono essere responsabili della dermatite da contatto le molecole presenti nella filatura del tessuto della mascherina come il quaternum15, gli alcoli della lanolina e la formaldeide.

Le reazioni allergiche da contatto al volto possono essere determinate anche dall’utilizzo della stessa mascherina più volte. Le mascherine “riciclate”, utilizzate in presenza di molecole di coloranti e conservanti presenti nelle tracce di cosmetici usati precedentemente, o in presenza di molecole presenti in detergenti e/o detersivi per lavare le mascherine in tessuto, quali colofonia e lyral, possono essere responsabili della reazione allergica.

I pazienti affetti da dermatite da contatto sono maggiormente suscettibili a reazioni avverse da mascherina perché hanno un difetto di barriera cutanea.

L’uso prolungato della mascherina determina un ambiente umido creando appunto una alterazione dello strato lipidico che protegge naturalmente la nostra cute. Quindi le dermatite da contatto dovute all’utilizzo sempre più continuo della mascherina sono conseguenti a reazioni delle cellule del sistema immunitario verso sostanze chimiche del tessuto, dell’elastico o di altre parti di tale presidio. I pazienti riferiscono prurito al volto, bruciore, dolore cutaneo, presenza di eritema, desquamazione della cute, formazione di vescicole, sino all’edema nell’area del volto in cui avviene il contatto con il dispositivo di protezione.

Il gold standard della diagnosi per le dermatite da contatto è il patch test, esame diagnostico che ci permette di individuare l’eventuale sostanza chimica colpevole dell’allergia.

Mediante l’utilizzo di un cerotto contenente le diverse sostanze, che viene apposto sul dorso e tenuto per 48-72 ore, si riesce ad individuare la sostanza responsabile della reazione allergica. La terapia prevede l’utilizzo in questo caso di creme antinfiammatorie, idratanti-emollienti ed eventualmente creme barriera, e se necessario antistaminici e probiotici.

Tra le dermatiti da contatto che sono in netto aumento vi sono quelle determinate dal nichel.

Il nichel è un metallo contenuto in molti alimenti, in tantissimi oggetti di uso comune, nelle condutture idriche, nei cosmetici e prodotti di bellezza, nel terreno, nei fertilizzanti chimici,e in tanto altro. Il nichel è un forte aptene con una buona reattività chimica, un alto peso molecolare e idrofobicità, che ne facilita la penetrazione attraverso la cute e le mucose. Inoltre, il nichel si coniuga ad alcune proteine presenti a livello cutaneo e determina la formazione di un complesso antigenico che viene riconosciuto come non-self dal sistema immunitario con scatenamento di una risposta immunitaria. Nel caso dell’allergia generalizzata da ingestione di alimenti la coniugazione del nichel con proteine si verifica a livello intestinale. L’allergia al nichel è un’allergia da accumulo in quanto un notevole accumulo di nichel nell’organismo delle persone sensibili può scatenare reazioni allergiche anche per contatto con una minima quantità della sostanza.

La reazione avversa al nichel può essere localizzata, cutanea (Dac) ma può anche essere sistemica, essendo responsabile in questo caso della Snas (Sindrome Sistemica da Allergia al Nichel).

La Dac si sviluppa di norma sulla cute delle mani, dei piedi, del volto, del collo, delle braccia, dell’addome, quando queste aree anatomiche entrano a contatto con oggetti contenenti nichel.

La Snas, invece, è caratterizzata, oltre che dalle manifestazioni cutanee per una allergia da contatto o Dac, anche da reazioni allergiche generalizzate al nichel contenuto negli alimenti quali disturbi gastrointestinali, respiratori, articolari, neurologici e generali (stanchezza cronica,fibromialgie, artralgie, febbre,insonnia, orticaria, angioedema, cefalea, stomatiti). A tal proposito la terapia è di esclusione, ma in un’alta percentuale bisogna procedere alla prescrizione di probiotici e antistaminici.

La novità diagnostica che la nostra equipe ha introdotto, quando ha la conferma o anche solo il sospetto di allergia al nichel, è la titolazione della concentrazione di altri metalli quali mercurio, cromo, cobalto, cadmio, zinco, potassio bicromato. È estremamente importante stare attenti a tutti coloro che vi indicano e vi propongono esami non validati dal Ministero della Sanità, quali il test muscolare per le allergie, biorisonanza, il test cutaneo elettrodermico, il citotest, il test del capello, e tutti gli altri metodi di diagnosi e di terapia delle malattie allergiche anomali e non scientificamente comprovati. Questi non devono trovare posto in una professione corretta e vanno proscritti, perché spesso portano all’adozione di diete altrettanto irrazionali dal punto di vista allergologico. Tra le novità inserite nel nostro protocollo diagnostico vi sono, oltre al patch test e alla la titolazione della concentrazione del mercurio, del colbalto, del cromo e di altri metalli nel sangue, anche lo studio del macrobioma, un organo importantissimo dalla cui funzionalità dipendono moltissimi equilibri clinico-metabolici.

Anche in ambito terapeutico la nostra equipe ha prodotto diversi protocolli terapeutici che vengono prescritti in relazione allo stato generale del paziente, quindi anche in questo caso si tratta di una terapia mirata. I medici e i biologi della nostra equipe hanno avviato una fase di ricerca per produrre un “chelante”.

Diversi studi hanno dimostrato che ci sono sostanze, come il glutatione ridotto piuttosto che l’n-acetilcisteina, sono in grado di agganciare (chelare) determinati ioni soprattutto quelli del mercurio, del nichel e del cadmio facilitandone l’espulsione dall’organismo.

La nostra idea è quella di utilizzare questo meccanismo di eliminazione dell’elemento inquinante o tossico (i metalli) attraverso le feci e le urine, senza nessuna controindicazione e senza nessuna complicanza. Stiamo lavorando alla preparazione di un prodotto che rappresenta una grande speranza per coloro che sono affetti da intossicazione ai metalli pesanti, casi che aumentano esponenzialmente ogni giorno, e quindi per coloro che manifestano allergie cutanee al nichel, e non solo, o la Snas. Siamo arrivati all’ultima fase dello studio che prevede di bilanciare accuratamente i componenti in modo da avere effetti collaterali il più possibili tendenti a zero. Questo prodotto, dunque, accelererà i risultati ottenuti dal trattamento nutrizionale di privazione, per cui il paziente potrà ottenere in molto meno tempo la risoluzione della patologia.